Paura o coraggio? Riflessioni educative

Caro figlio che futuro ti aspetti? 

Osservo cosa succede in casa mia, osservo i comportamenti degli altri, delle famiglie. Da quando siamo rinchiusi a casa, sono cambiati comportamenti e abitudini. Così dopo circa due mesi rinchiusi nelle proprie case e sopraffatti dall’angoscia per un nemico invisibile, si stanno consolidando comportamenti e azioni. 

Vorrei partire dalla paura e angoscia che viene vissuta dalla maggior parte. Un compito importante e fondamentale, a cui dedicare tempo oggi, quello di guardare a fondo la propria paura e quali scelte sta costringendoci a fare. 

La paura che abbiamo che cosa sta esprimendo di noi? La paura che viviamo e portiamo dentro di noi è solo nostra o si nutre di ciò che arriva da fuori? Televisione, giornali, amici, vicini di casa. Con la paura, da che cosa mi voglio difendere? Si da un virus, ma più profondamente cerco di stare lontano dalla morte. Ho paura che succeda proprio a me. 

Legittimo, istintivo, sano perché proteggersi e proteggere le persone care restituisce senso all’essere su questa terra. Ma fermiamoci e prendiamo tempo per guardare la paura. Proviamo a raccontare o scrivere in intimità: che colore ha la mia paura? che forma ha? che suono fa? dove sta nel corpo? 

Così la portiamo fuori e ci distanziamo un po’. Può sembrare un esercizio inutile, quasi un gioco per chi ha tempo da perdere. No, non è così. Trovo che sia un processo da praticare doveroso per sé stessi, ma soprattutto nei confronti dei bambini e dei propri figli. 

Vi siete mai chiesti che cosa stanno apprendendo i bambini da noi adulti in questo periodo? I bambini crescendo si danno struttura prima di tutto imitando le figure genitoriali e poi le figure di riferimento che si prendono cura di loro. Ma in questo oggi straripante di paura, che cosa succede? I bambini stanno apprendendo ad avere paura. Stanno facendo esperienza della paura per qualcosa che è invisibile. 

Fare esperienza dell’angoscia senza potere riconoscere, toccare, ascoltare l’oggetto della paura, rischia di consolidare una condizione emotiva di smarrimento che parla al bambino e dice: “non ti puoi fidare della vita, rimani vigile, non ti rilassare, rimani immobile, non agire”. 

Queste voci interne che non avvengono a livello cosciente, indeboliscono il bambino, il quale mostra regressioni, più dipendenza dai genitori e aumentano bisogni e richieste. Il bambino si trova a portare un peso per il quale non è attrezzato, a ciò si aggiunge che i suoi campi di esperienza si riducono. 

Le esperienze di vita vera come per esempio fare la spesa che si accompagna a gesti, riti, consuetudini quali i soldi prelevati dal portafoglio, il suono delle monete, i saluti sono esperienze signficative per apprendere la convivenza, la relazione, la responsabilità, fare connessioni e scoprire le cause e gli effetti dei fenomeni della vita. 

Quello che oggi facciamo per proteggerci con la consegna a domicilio della spesa e il pagamento virtuale perché così non si incontra nessuno e non si tocca il denaro, credendo a una protezione pressoché totale, consegna ai bambini tanta insicurezza, tanta fragilità, tanta diffidenza. Mostra le nostre contraddizioni. Questo tempo ormai troppo lungo che spinge a stare rinchiusi in casa e simulare la vita, porta con sé effetti dannosi per i bambini. Una generazione danneggiata nel profondo. Se prima i bambini pensavano che le uova nascessero al supermercato, oggi crederanno che invece nascano per merito dei droni. 

Perciò gli adulti che oggi, per la maggior parte, sono guidati solo dalle paure hanno una grande responsabilità nel determinare il futuro delle giovani generazioni. Con la paura e l’angoscia stiamo dicendo che non abbiamo coraggio, stiamo dicendo che gli altri sono una minaccia, stiamo dicendo che basta fare acquisti da casa e tutto è a disposizione, dimenticando che quel pacco ordinato in internet che contiene colori, libri, giocattoli, viveri è arrivato perché qualcuno altro ha deciso di fare vincere il coraggio al posto della paura. 

Continuare a vivere giornate impregnate di paura, non può che fare crescere bambini deboli emotivamente e relazionalmente perché senza appigli, senza riferimenti a cui aggrapparsi per sentirsi al sicuro. Proviamo a cominciare a guardare la paura, perché se non lo facciamo noi adulti i nostri figli sono quelli che devono portare e porteranno il peso maggiore. 

Il rischio o forse oramai una certezza è trasmettere ai bambini, soprattutto i più piccoli, che la vita è un virus. I virus come ci stanno dicendo sono da combattere a costo di rinunciare alla bellezza, alla natura, alla socialità, alla spontaneità, alla libertà. 

Di fronte a tutto ciò, dimentichiamo di raccontare ai bambini che la vita vera porta in sé il dover fare i conti con la nostra vulnerabilità, con la capacità di assumersi il rischio, con l’imprevedibilità. Se non si accetta di fare i conti con il nostro essere mortali, si lascia il bambino dentro uno stato illusorio. Poi quando si compirà lo stadio di realtà, sarà una scoperta amara, sfumata di rabbia perché vedrà disattese le proprie aspettative, una realtà che non corrisponde a ciò a cui è stato costretto a credere, quella di essere immortale. 

Sembra che si stia avvicinando la fine della chiusura nelle abitazioni e si apre una fase che vede con certezza la riapertura e il libero mercato delle merci, dei servizi, della produzione, ma non si conosce quale saranno le libertà per bambini, ragazzi e adulti nell’esercizio del tempo libero. Molti dicono che occorre educare i bambini alla distanza e alle misure di contenimento. 

Ognuno dovrà rispettare le ottemperanze prescritte, ma se gli adulti non saranno in grado di uscire dalla propria bolla di paura, non basterà indossare la mascherina e lavarsi le mani, i bambini continueranno ad essere coloro che sopporteranno le angosce e paure degli adulti, appesantiti in profondità. 

Se pensiamo che la socialità distanziata sia l’obiettivo educativo principale da perseguire nei prossimi mesi e anni, rischiamo di vedere una sola parte del problema. Nel tempo avremo fatto crescere bambini e ragazzi privati dell’incontro, dell’ esperienza della relazione indispensabile per apprendere a riconoscersi e riconoscere l’Altro e provare piacere con tutti i sensi nel corpo, nel cuore e nella mente propria e altrui. La relazione di vicinanza, in presenza nutrono la crescita di ogni essere che se privato, rischia di ammalarsi nell’animo e se protratto anche nel corpo. 

Nel difendere noi stessi e i figli dal possibile contagio di un virus, non dimentichiamo che la vita offre altri antidoti oltre la distanza, la mascherina e il lavaggio delle mani. Se come genitori non comprendiamo che un bambino che non può giocare in gruppo, che non può abbracciare, che non può litigare con spinte e pugni sviluppa sofferenza, stiamo solo tentando di risolvere un problema per crearne altri nel lungo periodo che potrebbero essere davvero dannosi. 

Noi tutti, grandi e piccoli, siamo esseri in relazione e attraverso quest’ultima che ci costruiamo come persone e ora possiamo ricostruirci. Più stiamo nella distanza, più ci allontaniamo più si rimpicioliscono i nostri pensieri e le nostre azioni, perdiamo di vista la complessità e consegniamo noi stessi alla volontà di altri. 

Per garantire salute fisica e psichica a bambini e ragazzi noi adulti dobbiamo mostrare coraggio. Coraggiosi perché capaci di non cedere al timore, abili nel procedere verso orizzonti luminosi perché visionari. Usare il tempo e l’energia per difendersi e proteggere i bambini, porta a perdere di vista il compito genitoriale, ovvero riconoscere l’Altro capace di farsi strada, competente e quindi libero. 

Come dice una celebre frase di Ambrose Redmoon “ il coraggio non è l’assenza di paura, ma piuttosto il giudizio che c’è qualcosa di più importante della paura”. 

Questa distanza che oggi siamo chiamati ad esercitare porta in sé rischi enormi e il vero antidoto è invece essere e fare comunità. Unitevi e uniamoci per rafforzare i legami e cosi che ci sentiremo più forti, è questo che dobbiamo mostrare ai bambini e ragazzi. 

Con gradualità, con calma nel rispetto delle paure degli altri, ma senza mollare perché visionari. 

Articolo pubblicato sul sito di TUTTA UN’ALTRA SCUOLA il 27/04/2020 

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