pedagogista
Il mio chiodo fisso: l’educazione, la scuola, i bambini, le insegnanti. Come stanno? Risposta scontata: per niente bene. Perché? Risposte oramai conosciute almeno da chi vuole interrogarsi sulla salute dell’istituzione scuola e guarda con preoccupazione alla salute vacillante dei bambini e loro, solo loro sono le vittime inermi di un sistema che il mondo adulto ha organizzato e persegue ad organizzare nel tempo sempre uguale a se stesso, un sistema educativo che vuole sfornare esseri non pensanti.
A fronte di questo triste panorama, dove si osservano bambini e ragazzi che svogliatamente si recano ogni giorno a scuola, con scarsa o nulla motivazione e nella maggior parte dei casi diligentemente aderiscono alle richieste e consegne, c’è una fetta di genitori che guardano convinti che quello è il loro dovere, che così è sempre stato. Se ci sono passati da questo buco nero tanti, numerosi altri ex bambini perché non deve (almeno si usasse il può) farlo anche mio figlio. Rassegnazione, disinteresse, menefreghismo, altre priorità sono le posture con cui in molti casi si guarda all’istituzione scolastica.
Provo a mettere insieme un paio di elementi che trovo intrecciati tra loro. Gli ex bambini che in passato hanno vissuto il buco nero e che ogni giorno di un tempo che fu, si sono adeguati, svogliatamente o diligentemente, ma mai con autentico piacere del corpo e del pensiero, come stanno oggi?
Osservo, senza pretesa di scientificità, ma semplicemente guardando lo spazio attorno a me, (dialogando e con estrema attenzione ai processi) che ci sono tanti adulti che scelgono di curarsi e forse prima ancora consolarsi attraverso attività che solitamente sono definite di ricerca di sé. Mi riferisco alla meditazione, al massaggio, al recupero del proprio femminile o maschile… Alla scoperta o riscoperta del sacro che ci rende essere unici e irripetibili e si sceglie di educarsi ad un altro vivere con sé stessi.
Premesso che sposo il pensiero che un adulto che sta bene è un’ottima presenza a cui i figli possono riferirsi, non mi torna perché chi da adulto cura il proprio malessere interiore non comprende che le radici sono anche in un percorso educativo che ha seminato competitività, non accettazione dell’errore, ha alimentato perlopiù la sfera cognitiva, a scapito di quella affettiva-emozionale. Un sistema che non ha nutrito l’anima proponendo passeggiate nei boschi o la visita di una bottega artigiana o l’ascolto di un anziano che ha vissuto il primo conflitto mondiale; un sistema che non ha detto che la verità non esiste, che non ha educato alla complessità e a sviluppare la capacità di raggiungere le proprie mete; un sistema che non ha riconosciuto i talenti e spesso non ci si accorge che da adulti siamo ancora a cercarli. Un sistema che non si è preso cura del nostro essere sacro. Un sistema educativo che non si è adoperato per fare crescere un nuovo umanesimo né in passato, né ora.
E quindi adesso il malessere esistenziale serpeggia nella vita di molti, forse di troppi che scelgono giustamente di farsi curare l’anima, ma poi nei momenti non più meditativi, accettano con rassegnato disinteresse che la scuola dei propri figli compia nei confronti di questi ultimi, lo stesso processo di alienazione che ha compiuto in passato nella propria infanzia, senza prendere e curare il sacro che ognuno rappresenta. Ecco che cosa non mi torna. Se ci sono passato io, puoi passarci anche tu.
Credo che tanti degli adulti che oggi inseguono una vita migliore, attraverso nobili scelte come l’attenzione all’ambiente, al cibo, alle cure mediche, a scelte etiche e salutiste e per tutto ciò dedicano tempo e risorse economiche, faticano poi ad impegnarsi a partecipare, a scendere in campo, quando la scuola punisce e giudica i propri figli. Hai preso un brutto voto in matematica, la responsabilità è solo tua.
Peccato non sapere che nei paesi del nord Europa, l’insuccesso degli allievi prima di tutto viene affrontato a partire dalla responsabilità del docente; peccato non sapere che i paesi del bacino del Mediterraneo sono quelli meno liberi nell’offrire differenti opportunità educative; peccato non sapere che il nostro sistema autonomo nervoso perché passivo e attivo, necessita di alternare le attività cognitive (sistema parasimpatico) a momenti in cui fare muovere il corpo (sistema simpatico); peccato che assegnare le note o punizioni sono interventi che minano l’autostima profondamente e sono espressione di un’incapacità (incompetenze) del docente di affrontare la diversità di cui ciascuno studente è portatore; peccato non conoscere che la scuola è vittima di una pedagogia che è serva delle leggi sulla sicurezza perché impedisce di fare esperienze all’aperto che sono biologicamente necessarie allo sviluppo e la crescita del bambino; peccato non sapere che i programmi non esistono e che ci sono sperimentazioni statali che non utilizzano i libri scolastici ma si avvalgono di biblioteche e mezzi tecnologici adeguatamente utilizzati; peccato non sapere che ci sono realtà scolastiche virtuose e che quando i dirigenti o le insegnanti dicono che non si può fare, non sempre dicono la verità, ma sono risposte di comodo; peccato non sapere che l’apprendimento avviene a partire dall’esperienza concreta e da una sana relazione tra allievo e docente. Non basta tentare di cambiare se stessi, senza che alle meditazioni individuali non si faccia seguire rivoluzioni gentili attorno alle quali aggregarsi per sentirsi nuovamente vivi, ancorati all’esistere del presente.
Come si fa? Partecipando o favorendo incontri, dibattiti seminando cultura, ma non per dare ascolto a chi per l’ennesima volta vuole imporre la propria ricetta educativa, ma ascoltando chi ci invita a uscire dai propri schemi, a chi ci invita ad apprendere ad esprimere la propria opinione, a chi sa farci vedere la bellezza che portano dentro di sé bambini e giovani. Quando sentire di fare fatica produce la voglia di abbondonarci a un vuoto leggero perché inespressivo, allora forse stiamo cominciando a compiere i primi passi nelle piccole e grandi rivoluzioni gentili, ma non più soli.
Ognuno di noi può essere esempio per il cambiamento. Domani mattina fate una scelta un pochino scomoda, è così che si possono produrre cambiamenti, senza vergogna; è lo stesso sistema delle diete per dimagrire: sta tutto nel cominciare, senza mollare perché prima o poi si vedranno i risultati.
Articolo pubblicato sul sito di TUTTA UN’ALTRA SCUOLA il 30/01/2019
CECILIA FAZIOLI
pedagogista e counselor,
consulente per le scuole parentali
Faenza (RA)
info.ceciliafazioli@gmail.com / Facebook / canale Telegram: Pedagogia delle piccole cose
CECILIA FAZIOLI
pedagogista e counselor, consulente per le scuole parentali
Faenza (RA)
info.ceciliafazioli@gmail.com / Facebook / canale Telegram: Pedagogia delle piccole cose
© Tutti i diritti riservati – ceciliafazioli.it // policy // web design Sch!Studio