Cecilia Fazioli

Cecilia Fazioli

pedagogista

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Sogni di famiglia

Qualche tempo fa, in passeggiata sulle colline, con mio figlio, abbiamo conversato a lungo attorno ad un sogno: la casa dove ci piacerebbe abitare. È un sogno della famiglia, di cui scherzosamente parliamo e che si lega alla situazione attuale che spinge a ripensare la propria vita e i figli entrano inevitabilmente dentro alla dimensione del “possibile”, del “se”, del “mi piacerebbe”. 

Mentre mio figlio raccontava descrivendo, io immaginavo e aggiungevo particolari, anche molto piccoli che rendevano quel luogo immaginato magico, caldo, accogliente e protetto. 

Il nostro dialogo ha permesso a lui e a me di stare in contatto profondo, non solo perché vicini fisicamente, ma perché i nostri desideri si sono alimentati reciprocamente. E così mio figlio ci ha preso gusto e questa casa è diventata sempre più grande, la dimensione giusta per ospitare tutti gli interessi, le passioni, i lavori, i sogni, e i bisogni della famiglia. Anche i giorni successivi è proseguito questa narrazione, che mi ha aperto piccoli spazi di evasione anche a me adulto. 

L’entusiasmo di mio figlio ha preso forma attraverso un primo schizzo, una sorta di storyboard che è proseguito con un disegno, ancora in realizzazione. Abbiamo esplorato albi illustrati che hanno storie, e disegni legati alla casa, facendo scoperte e alimentando il piacere. 

Sarebbe davvero semplice creare percorsi di apprendimento a partire dalla curiosità dei piccoli e dei grandi che sono loro a fianco. 

Ma forse ciò che è difficile oggi, è sapere coltivare la curiosità che è chiave della conoscenza. È la curiosità una tensione verso l’espressione del mondo e ha la sua origine nel latino e proviene dal sostantivo cura. 

La cura di stare in un ambiente ricco di bellezza, la cura di usare materiali che facciano vivere l’esperienza corporea, in cui mente e corpo si intrecciano. 

La scelta dei materiali offre la possibilità di un’autentica esperienza, affinché tutti i sensi trovino libera espressione e nutrimento perché il corpo è in gioco, togliendo il solito primato della mente. C’è chi pensa che la scelta dei materiali sia un particolare, ma i contenuti se non vengono immersi nella bellezza e in sane relazioni, in breve tempo scadano e si dissolvono. 

Allora con i miei figli a casa, ho la possibilità di appassionarmi attorno ad un’esperienza, ad un contenuto, all’apprendimento che altro non è che la vita stessa. È in una combinazione di corpi, pensieri e azioni che si esprime tutta la magia dell’apprendimento che è il percorso del divenire. 

Se non si comprende che i bambini hanno bisogno di incontri che permettano loro di fare scommesse di vita, li si condanna ad essere portatori di un pensiero vuoto; pensieri svuotati perché senza intimità con sé stessi, accettando di vivere sentimentalmente ed emotivamente sulla superficie e quindi incapaci di generare senso e significati. Persone che fin da piccoli sono state sollecitate a usare la forma pensiero altrui, soffocando il proprio istinto e le proprie vocazioni. 

Questo tempo ha bisogno di ribelli, ovvero persone capaci di andare oltre le convenzioni, le solite narrazioni e che invece sappiano scorgere nelle piccole e grandi cose, un’opportunità per cambiare dentro di sé e impadronirsi di nuovi punti di vista. 

Rimanere fossilizzati dentro schemi, verità, concetti preconfezionati sottrae al bambino e a tutta la comunità la speranza per il cambiamento e oggi questo rischio è sotto gli occhi di chi vuol vedere e soprattutto è la preoccupazione di chi sente e vive la necessità di trasformare questo tempo. Di non arrendersi. 

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